Vi è mai capitato di sentirvi a disagio nel caricare una vostra immagine o un vostro video su Instagram, Facebook, di sentirvi non perfettamente a vostro agio, come se stesse facendo qualcosa che vi mette a disagio? Eppure magari la foto è perfetta, il video sembra essere adatto a piacere a molti follower e amici? E quel sentirsi vuoto, come scarico dentro, da dove viene?
Sono sensazioni derivanti dal fatto che cerchiamo di apparire in un modo non autentico, anzi di apparire senza la naturalezza dell’essere. Cerchiamo con quella fotografia, con quel video, il successo, i likes, l’approvazione, e non viviamo in modo spontaneo degli attimi di condivisione della nostra vita reale.
Lo notiamo quando vediamo gli altri: le vite degli influencer, degli attori, dei personaggi famosi ma anche quelli di nostri conoscenti sembrano venire da una realtà fittizia, da un mondo idealizzato dove ogni cosa porta felicità, anche un panino di carne dal MacDonald’s. Feste, monumenti, locali, amici, fidanzamenti, tutto sembra perfetto. Spesso notiamo che la gente reagisce esprimendo anche rabbia, che sembra delle volte dettata dall’invidia. Ma da cosa deriva questa invidia?
Dalla frustrazione certo, per la bellezza dei momenti altrui. Ma c’è qualcosa di più profondo, di sottile. E’ il fatto che spesso anche VIP cercano di coinvolgerci non nella loro vita, fatta che di litigi, di problemi, di momenti no, ma in una versione zuccherosa e finta della voglia di apparire di successo, di quelli a cui va tutto bene. La gente si sente anche presa in giro, certo, ecco delle volte l’irritazione e le reazioni sbagliate, velenose, a un sistema di cose di plastica, inautentico.
Il contrasto tra apparire e essere
Platone, il grande filosofo dell’antichità greca, ci ricordava che gli uomini vedono le ombre nella caverna, dimenticando che esiste la realtà alla luce del Sole.
Ecco, nei social noi vediamo foto e video della vita altrui, dimenticando che siamo fatti di sangue, ossa e guai, e che la vita non è una carbonara mangiato al Colosseo.
I social, in primis Instagram, ma anche Facebook, TikTok e gli altri, hanno amplificato l’ossessione per l’apparenza.
Voglio citare un articolo della psicologa dott.ssa Valentina Candela, che senza volere essere critica, pone in evidenza questa discrepanza tra realtà e finzione che si attua mediante i contenuti sui social
Viviamo in un’epoca in cui la nostra realtà quotidiana è fortemente influenzata dai social network. Tuttavia, la natura stessa di queste piattaforme spesso ci mette di fronte ad una realtà distorta, creata attraverso il filtro della finzione digitale. Pensate a quello che pubblicate sui social, una serata tra amici, un selfie in palestra, paesaggi di un viaggio.
Questi sono momenti positivi, attimi di vita vissuta che desideriamo pubblicare proprio perché belli da condividere. Quante volte invece postiamo un contenuto negativo, soffermatevi a pensare, poche vero? Uno studio condotto da Faelens e De Wolf (2019) ha esaminato la discrepanza tra la vita online e quella offline su piattaforme social. I risultati hanno rivelato che la maggior parte degli utenti tende a condividere momenti specifici e positivi della propria vita, creando una narrazione che spesso si discosta dall’effettiva realtà.
Questo fenomeno, noto come “comunicazione selettiva”, contribuisce alla creazione di una finta realtà che può influenzare la percezione degli altri e di sé stessi. Questo processo di finzione digitale può portare a delle inevitabili conseguenze psicologiche in chi lo subisce.
Innanzitutto si parla di “invidia sociale” generata dalla visualizzazione costante di successi e momenti felici altrui. La comparazione con la vita apparentemente perfetta degli altri può minare la propria autostima e generare sentimenti di insoddisfazione. In base a quello che vediamo sui social, la propria quotidianità può sembrare più brutta e insoddisfacente rispetto a quella altrui.
Si parla poi di pressione conformistica: la finzione online può generare una pressione sociale per conformarsi agli standard di bellezza, successo e felicità che vediamo pubblicata sui profili altrui. Questa pressione può portare a mettere in atto comportamenti che non fanno parte di noi o intraprendere attività che si discostano dai nostri interessi solo per conformarci alla massa.
La percezione distorta della realtà online inoltre può portare ad un senso di isolamento per non essere come gli altri con un conseguente abbassamento e distorsione della propria autostima. La discrepanza tra la vita online e offline può innescare una valutazione negativa di sé stessi; in sostanza ci sentiamo peggio perché mettiamo a confronto la nostra vita con quella apparentemente perfetta che vediamo negli altri sui social.
L’estetica potenziata al massimo
Sapete quasi tutti bene che esistono i filtri sui social. Volti, corpi, pelle, trucco, tutto può essere alterato, alla ricerca della perfezione estetica che punta alla massima bellezza possibile con cui apparire agli occhi della massa. Tra fotografie curate, tramite smartphone costosissimi e quindi dalla tecnologia avanzata, e filtri, che permettono di cambiare letteralmente i connotati delle persone per farli sembrare molto più belli, scelta attenta delle inquadrature e delle location dove fare un ‘set fotografico’ per i follower di Instagram, micro, medie, macro influencer di vario spessore ci propinano, imitate da molti, un mondo virtual fatto di bellezza, perfezione, colori che risulta lontano da ciò che vediamo coi nostri occhi semplicemente facendo una passeggiata.
Il confronto sociale
E’ normale che le persone comuni subiscano l’influenza di questo Eldorado della bellezza e della perfezione sulle loro vite. Il confronto continuo tra i nostri post e quelli delle dive e dei divi dai corpi scolpiti e dalla felicità (apparente) irragiungibile genera insicurezza per chi è alle prese con la realtà quotidiana fatta di problemi reali onnipresenti. La cosa che pesa di più è la “felicità costante”: sembra che sui social ci si debba mostrare sempre felici, soddisfatti di ogni momento della propria vita, senza problemi neanche di praticità quotidiana, una bolla edonistica irreale che genera frustrazione in cui la segue o si trova ad imbatterci magari tramite gli organi di informazione.
La paura di perdersi qualcosa (FOMO)
Paragrafo tratto da Google Gemini (AI)
La FOMO (Fear Of Missing Out) è un fenomeno molto interessante, specialmente in relazione ai social media.
In parole semplici, la FOMO significa “paura di perdersi qualcosa”. Applicata ai social, si riferisce a quella sensazione di ansia o preoccupazione che proviamo quando vediamo cosa fanno gli altri online e abbiamo la sensazione di perderci esperienze belle o importanti.
Immagina di scorrere il feed di Instagram e vedere amici a una festa, in viaggio, o che condividono un successo. Se provi un senso di disagio, invidia, o la sensazione che la loro vita sia più interessante o piena della tua, e che tu ti stia perdendo qualcosa di fondamentale, allora stai sperimentando la FOMO.
Come si manifesta sui social media?
La FOMO sui social si manifesta spesso attraverso alcuni comportamenti e sensazioni:
– Controllo compulsivo: senti il bisogno di controllare continuamente lo smartphone e i social network per vedere cosa stanno facendo i tuoi contatti, per paura di perderti un messaggio, una notizia o un evento.
– Ansia e insoddisfazione: ti senti ansioso, irrequieto o insoddisfatto della tua vita, perché ti confronti costantemente con le “vite perfette” che vedi online (spesso filtrate e modificate).
– Bisogno di connessione costante: senti il bisogno di essere sempre connesso, di partecipare a tutte le conversazioni o di essere sempre aggiornato su tutto.
– Difficoltà a vivere il presente: ti distrai facilmente dalle attività che stai svolgendo per dare un’occhiata ai social, perdendo la capacità di goderti il momento presente.Perché i social amplificano la FOMO?
I social media sono un po’ un amplificatore per la FOMO perché:
1. Mostrano solo il meglio: le persone tendono a condividere solo i momenti migliori e più gratificanti della loro vita, creando un’immagine distorta della realtà.
2. Confronto costante: ti espongono a un confronto continuo con gli altri, alimentando l’idea che la tua vita non sia all’altezza.
3. Flusso di informazioni infinito: c’è un flusso costante e illimitato di informazioni e attività, il che rende impossibile essere sempre aggiornati su tutto, creando la sensazione di perdersi sempre qualcosa.È un po’ un circolo vizioso: più si sente la FOMO, più si controllano i social, e più si controllano i social, più si alimenta la FOMO.
Il cortocircuito dei social network
Più la paura di perdersi qualcosa agisce, più la FOMO permea le nostre vite, più aumenta la frustrazione per questa realtà distorta proiettata nei social. E continuamente, in circolo, le persone sono sempre più frustrate e vivono male la realtà reale, dove i problemi vengono visti in maniera ostile oltre ogni limite, generando rabbia, malcontento per il quotidiano. Non mi meraviglierei se una parte della carica violenta di tanti nella società fosse dipesa dalla frustrazione nell’affrontare i no della vita reale rispetto alla beatitudine che sembrano godere i VIP e gli influencer nel vivere la loro vita che appare perfetta.
Il ruolo degli algoritmi
Gli algoritmi, cioé le logiche dietro al codice di programmazione delle varie app social, spingono al massimo l’engagement, cioé la partecipazione degli utenti. Questo genera premi di visualizzazione, likes e anche denaro per coloro che vengono premiati sulle piattaforme per i loro post e video. Spesso i contenuti più premiati sono proprio quelli che suscitano maggiormente questo effetto bellezza assoluta negli utenti. In primis la bellezza femminile, la sensualità, con contenuti che sfiorano la leva erotica per generare ancora più coinvolgimento. Le piattoforme, con il loro codice di programmazione che traduce gli algoritmi, premiano maggiormente questo, a scapito per esempio di valori maggiormente etici. La presa è sugli istinti, non sulla ragione.
Un uso consapevole è possibile?
Esistono delle app che limitano il tempo sui social. Senza arrivare a questi metodi, si potrebbe già cominciare nel passare meno tempo sui vari Instagram, Facebook, TikTok, dedicando il tempo per esempio per uscire da casa e fare una passeggiata, senza scomodare il più impegnativo e banalmente citato leggere un buon libro.
Anche conversare vis-a-vis con un amico o un’amica sarebbe un modo migliore per passare il tempo, evitando di scrollare la bacheca di Instagram per mettere un like in maniera rapidissima e distratta, come ho vista fare a molti giovani in giro per la città di Roma.
Conclusioni positive
Ognuno di noi è libero di passare il proprio tempo come meglio crede. Solo che sarebbe utile per noi sapere sempre quelli che sono i problemi e i rischi nell’utilizzare il proprio tempo libero in un’attività. Come sappiamo che fare sport richiede controlli per la propria salute, allo stesso tempo dobbiamo sapere che quando la relazione con il mondo dei social networks diventa tossica stiamo ingurgitando veleni per la nostra psiche e serve una nostra reazione concreta per evitare di subire danni alla nostra qualità della vita. Passare più tempo con gli amici, trovare un hobby interessante da fare, passeggiare in un parco sono tutte attività che se fatte con regolarità potrebbero bilanciare certi aspetti tossici del vivere la socializzazione su Instagram, Facebook, TikTik e gli altri.