I social media amplificano l’odio, sia verso personaggi pubblici sia verso gli utenti comuni che, malcapitati, vengono a ricevere risposte piene di acredine da parte di chi non la pensa come loro. Alla lunga si crea un ambiente tossico su Facebook, su Instagram.
Quante volte siete rimasti male nel seguire un profilo pubblico e trovare tra i commenti insulti livorosi, alle volte diffamatori, esageratamente diffamatori?
Non stiamo parlando del diritto alla critica, ma di valanghe di insulti con cui migliaia di persone sfogano il proprio risentimento anche verso i loro problemi, trasformando i social in uno sfogatoio del malessere sociale.
Segui chi ti piace
Un principio a cui io mi attengo, è di seguire le persone a cui sono interessato, con cui provo un interesse e una empatia di fondo, soprattutto quando i profili sono privati e diffondono parti della vita privata di un personaggio pubblico. Che senso ha rovesciare gli insulti peggiori, seguendo in continuazione una persona, solo per il gusto di dissentire con il suo successo?
Il body shaming e gli altri attacchi
I social media hanno dato a tutti una voce pubblica, ma anche una tastiera conn cui insultare il malcapitato di turno, fosse anche un noto personaggio. Spesso leggiamo articoli della stampa mainstream in cui un VIP reagisce ai veleni con cui orde di haters l’hanno attaccato per l’aspetto fisico, lo stile di vita o fatti della sfera privata. Certo si può obiettare che è il rovescio della medaglia di essere al centro dell’attenzione, persone celebri che attirano tutto su di se, complimenti, attenzione e insulti di chi critica senza rispetto.
Una caratteristica su cui molti trovano da ridire è l’aspetto fisico: essere troppo grassi, troppo magri, bassi, avere difetti fisici, spesso questi pretesti sono il pretesto per attaccare una persona. Quante volte avete letto di battibecchi online dove ci si accusa basandosi sulla foto del profilo, quasi a lombrosianamente pretendere che l’aspetto fisico criticabile sia il perno di qualsiasi valore che si incarna?
Risposte ai commenti acide
“Commentare i commenti”, ad esempio, porta spesso ad accese polemiche piene di insulti. Quando un utente esprime un’opinione su un tema (esempio lampante la politica), viene subito attaccato con insulti personali (“Ignorante!”, “Vai a studiare!”) anziché con un confronto su itemi dibattuti. Questa spirale di odio, distrugge sul nascere la comprensione e la sintesi del dibattito, portando molti ad allontanarsi magari dal commentare o dall’approfondire quanto stava dicendo chi commentava.
“L’effetto branco” spinge poi ad aggredire chi si schiera su posizioni diverse, imitando chi insulta e aggiungendo insulto su insulto, in un crescendo che è tossico per la discussione e per i social stessi. Spesso poi i moderatori di Facebook o Instagram non intervengono, data la mole di lavoro enorme che generano i commenti su miliardi di post quotidiani, pubblicati in tutto il mondo.
Citazione sull’odio online
La violenza verbale online, sembra in continuo aumento e si ha la sensazione che i modi ostili e aggressivi si stiano trasferendo anche nelle interazioni faccia a faccia. Circa due anni fa mi colpì la notizia dell’aggressione alla giornalista Giorgia Rombolà, prima dagli astanti in metropolitana e poi sui social con insulti e minacce, perché aveva cercato di fermare il pestaggio di una nomade, accusata di aver tentato uno scippo (Rombolà, 07/12/2018 ansa.it). In quell’occasione mi domandai se quegli stessi astanti avrebbero reagito allo stesso modo qualche anno prima. Oggi la nostra tolleranza all’odio risulta molto alta, specie nei giovani.
L’essere sottoposti quotidianamente, attraverso i media, a espressioni d’odio e scene di violenza, porta non solo le persone ad essere meno reattive per assuefazione, ma anche ad una sorta di apprendimento. La Teoria dell’Apprendimento Sociale (Bandura, 1972 in Aronson, 1997), basata su evidenze scientifiche, afferma che apprendiamo anche da ciò che vediamo, dunque, non stupisce che le espressioni di odio stiano aumentando a macchia d’olio. […]
Allora, cosa fare per contrastare l’odio online? Ziccardi suggerisce di intervenire con commenti contrari, esprimendo punti di vista alternativi, anche se si corre il rischio dell’odio sociale, cioè che alla persona che attacca si uniscano altri odiatori. Occorre tener presente che se gli odiatori si esprimono e i pacifisti restano in silenzio, si offre a tutti gli internauti astanti una falsa percezione delle proporzioni odiatori/pacifisti, mentre i messaggi di intolleranza e odio, in realtà, sono solo più visibili.
Riassumendo, le persone con minori capacità empatiche e di teoria della mente, hanno meno effortfull control, quindi appaiono più esposte a scaricarsi online per effetto della disinibizione online, creando un circolo vizioso che alla lunga porta ad un’assuefazione ai discorsi d’odio nella popolazione generale e anche ad un apprendimento.
Cit. dott.ssa Emanuela Taraschi, https://www.stateofmind.it/2021/01/disinibizione-violenza-online/
I danni degli insulti sui social
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Effetti psicologici: sia sui personaggi pubblici sia sugli utenti comuni, gli effetti dell’essere insultato alla lunga sono ansia, depressione, paura di esprimersi online. Tra i giovani abbiamo il cyberbullismo, che può porta a gravi conseguenze, come l’isolamento sociale, senza citare casi dolori e più estremi.
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La diffamazione. In Italia, insultare o diffamare online può avere conseguenze legali, come le querele per diffamazione. Questo comporta condanne penali e anche casi di risarcimenti economici, oltre a tutti gli strascichi psicologici di vicende di scontro che si protraggono nel tempo.
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Effetti sociali. L’odio online stia erodendo il dialogo civile, polarizzando la società e rendendo i social un luogo meno sicuro per esprimersi.
Conclusioni
E’ evidente che gli insulti rendono un luogo tossico il Web, i social. E alla lunga portano le persone più civili ad allontanarsi dalla discussione, che rimane ambito di persone che non hanno rispetto degli interlocutori, con tutto ciò che comporta a livello di educazione, cultura e civiltà delle persone che bazzicano questi livelli di confronto.
Il cambiamento è possibile se ciascuno di noi sceglie di fare la differenza: riscopriamo il dialogo civile, promuoviamo il rispetto, sostenendo chi subisce odio. con dei piccoli contributi del giusto atteggiamento si possino trasformare i social in spazi di crescita anziché di conflitto perenne e alla fine tossico e non rigenerante. Inizia oggi: lascia un commento gentile, segnala un insulto, condividi un messaggio positivo. Un Internet come spazio migliore dipende da noi.