Cerchiamo di pensare un attimo alla forma scritta, come forma di progresso del pensiero umano.
Il linguaggio è la forma di comunicazione che più di altri ha permesso lo sviluppo della razionalità, insieme alla matematica. Un concetto espresso con parole o numeri è un concetto che può essere esatto o quantomeno vicino alla realtà naturale o umana.
La forma scritta è la massima espressione di questa espressività del linguaggio, nella letteratura come nella prosa scientifica o nel giornalismo.
Oggi, con l’avvento di nuove forme di comunicazione scritta, come l’uso dei social network in Internet oppure dei messaggi di testo brevi, gli SMS, questa forma scritta è tramandata in varianti che ne mutano l’aura, cioé l’alone di sacralità che trasmette questa stessa forma scritta nella mente umana.
In un commento Facebook o in un messaggino al cellulare, la forma scritta viene piegata alle stesse esigenze di tempo e brevità che si utilizzano nella forma orale: chi scrive, è come se stesse parlando. Uno scritto-parlato sostituisce, nelle intenzioni e nel tipo di espressioni, quello che era in precedenza la sensazione di trovarsi di fronte un testo scritto.
Emoticon, puntini, risate scritte, esclamazioni, abbreviazioni, hashtag, tutte una serie di tipologie di scrittura rendono impossibile quell’atmosfera di riguardo per la forma scritta nel Web, sui cellulari. In definitiva milioni di persone scrivono pensando come se parlassero, con la definitiva sconfitta dei puristi delle lingue e di coloro che credono in un livello superiore di comunicazione da attribuire alla forma scritta.
Tutto è immediato, collegato, etichettato, abbreviato: alla fine tra un saggio storico , un romanzo e le conversazioni su Facebook vi è un tale abisso di forma espressiva che le due dimensioni di scrittura presentano, anche istintivamente, un solco profondo nella loro percezione per le persone che leggono.
Dire ‘l’ho letto su Facebook’ viene percepito immediatamente come una forma di lettura bassa, senza cultura, anche se in apparenza nessuno crea caste comunicative esplicite nei discorsi quotidiani. Si ha piuttosto la percezione diffusa che non sia possibile scrivere e leggere cose ben scritte se si soggiace alle regole comunicative imperanti su smartphone e PC.
Dal Medioevo, in cui un libro nasceva dall’opera certosina di scrittura di un amanuense, rendendo l’oggetto un bene prezioso e raro, all’attuale epoca del digitale, dove un testo scritto è banalizzato fino ad essere costuito da informazioni sulla Rete cui la forma scritta non aggiunge nulla di artistico e di bello. Questo ha distrutto l’aura, il valore percepito della scrittura. E non è detto che ciò abbia avuto fine.
[amazon_link asins=’8845242447′ template=’ProductAd’ store=’robertodimolfetta-21′ marketplace=’IT’ link_id=’b0901c72-481f-11e7-95aa-7f33785f2164′]