Il nostro progresso civile e culturale sembra essere giunto ad un punto di saturazione. Anche se sappiamo che mai come oggi una pletora di pensatori, scienziati, artisti, ha reso il mondo più ricco e complesso, in definitiva ha raffinato il pensiero, sentiamo che proprio questa ricchezza diventa addirittura, come la trovo io, soffocante.
Soffocante perché oggi il pensiero è conservazione, è asfissiante storia della filosofia. Oggi non si cerca di essere originali, di essere profondi, ma si disquisisce sui dettagli delle opere del passato. Ma quando i greci iniziarono a filosofare, il mondo era da scoprire, da conoscere, non vi era la stessa filosofia da conoscere.
Il pensiero occidentale rischia di essere travolto dalla sua stessa zavorra, il suo zaino culturale. Oggi abbiamo la crema di docenti universitari disquisire fino all’ultimo periodo di Platone, analizzare il pensiero sociale di Marx, come se oggi non si potesse più fare filosofia. La storia della filosofia ha ucciso la filosofia.
Le troppe opere, le troppe discussioni sulle opere, anzi, rendono la filosofia una serie di digressioni sofisticate sui dettagli del pensiero dei grandi, piuttosto che essere un proponimento continuo, lo sforzo verso la verità, la conoscenza. Si conosce chi ha detto cosa, non si propone il nostro pensiero.
Sarebbe meglio invece di rendere la filosofia un lavoro da specialisti di fine palato, una proposta continua di idee, di spunti, ma che siano originali. Non ne posso più di sentire il mito della caverna di Platone, la filosofia si è ridotta manuale storico dei suoi grandi protagonisti.
Invece, la vera filosofia dovrebbe essere proporre visioni, punti di vista, sintesi sulla realtà. Sono le idee degli altri che commentiamo, ormai i filosofi non fanno filosofia, al massimo chiacchiere da bar oppure iniziano infiniti discorsi sulle qualità e le caratteristiche del pensiero dei classici.
Penso che i veri filosofi oggi siano coloro che ri-pensano alla radice prima della conoscenza del vero, quello che vuole noi ragionare nel proporre una visione del mondo che sia utile a capirlo, e non solo utile a scrivere un ampolloso libro sui grandi filosofi.
Solo tornando alla ‘leggerezza’ dei popoli antichi, che non avevano un museo enorme di testi da considerare come peso sulle spalle, si potrebbe oggi guardare il mondo con occhi più agili e attenti a coglierne gli aspetti profondi, le leggi, le regole, le cause, i moti.