Ho scritto poesie fin dai 19 anni, per poi fermarmi negli ultimi anni, preso dalla scrittura di saggi.
Qui di seguito potete trovare alcune mie opere, abbastanza recenti.
Tu sei mia madre
Mi diedi la vita, e non so amarti
come mi hai accolto tu, senza confini all’amore.
Sei la radice da cui attingo l’anima ogni giorno,
il mio primo amore, la ragione di chi ho amato,
l’intimo segreto di ogni bisogno di amare.
Sei mia madre, donna e poesia nell’anima:
non voglio, non posso separarmi dal tuo sorriso, mio primo mattino.
Sei mia madre, e in me c’è un bambino che si nasconde:
è quando sono con la gente, veramente solo,
è quando non so in chi trovarti, in chi cercarti.
Madre mia carissima, dammi una carezza:
la doneremo a chi è solo, tra le lacrime di questa vita,
sperando immensamente in noi, nell’infinito destino che ci attende.
Roberto.
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Il Cuore di Pasolini
Perseguita la morte tua non redenta
Il popolo natio che solo l’uomo vide,
Di carne e politica, non già il genio
Di Gramsci e di Dante, già fusi
nel profeta del moderno consumo.
Fratello di ogni popolo, amico di semplici genti,
Illuminavi con le infinite tue Arti il discorso sugli italiani.
Eri avanti a tutti incompreso. Eri poeta serio e gravoso,
Del potere avversario troppo leale, per invecchiare sugli allori di ieri.
Pier Paolo, il tributo del sangue di sempre è il tuo;
La società, politici e censure non possono nulla:
è grande il tuo cuore spezzato che hai reso immortale,
Come perpetuo martire è l’intelletto che non si piega al mondo.
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Poesia Notturna
Salpiamo per viaggi
che non vogliamo
come se vivere fosse
un attimo da dimenticare
Ore come foglie morte
lasciamo cadere
fingendo sereno l’animo
Sento spesso la mancanza
di altri sorrisi, d’altro calore
tale è bisognoso
il cuore d’amore un poeta
Vorrei abbracciare i miei sogni
come buoni amici
come sentimenti antichi,
come la terra, come le madri
Ho tanto sentire il mondo:
la noia è lo specchio
del lottare nobile la vita
perchè siamo umani
solo quando il sole ci preme
il cuore, le tempie mai vinte.
***
Le finestre di Roma
Guardando finestre illuminate, la sera,
più giovane, immaginavo genti indaffarate
a parlare, a vedere varietà e film;
mentre loro ascoltavano musica, sognavano,
io proiettavo le mie speranze,
i miei sogni, sui rettangoli di luce,
sui ritagli di città che, casualmente,
si affacciavano sulle strade di Roma.
Forse attendevo la mia Giulietta:
che venisse il tempo dell’amore,
che potessi cantare il dolore di una
vita urbana arida e distratta.
Dentro di me vi era un anelito
d’infinita tristezza e meraviglia delle cose,
un desiderio profondo di lasciare
un pezzo di cuore in ogni balcone,
o palazzo, della mia eterna città.
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Non sono un poeta
Non sono un poeta. Ho scritto poesie e poesie.
Ma non sono un poeta.
I poeti cantano in rima, baciata e in metrica precise.
Io, solo, canto il mio cuore, come un trovatore,
un novello crociato contro il male di vivere.
E così, immensamente, nel mio animo sto.
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Rinascere
Vorrei rinascere, cavallo selvaggio,
che silente i luoghi
della memoria attraversa.
Nell’anima più profonda,
non trovo solitarie giumente d’infanzia,
non odo stormir tra i campi vènti di poesia.
Dèa dalle ali di angelo,
che la sera chiudevi gli occhi miei:
sarò più forte, ricordamelo
Poesia, che tutto ammanti di nostalgia.
Prezioso era il calice d’infanzia
dei doni copiosi, i sogni. Perduto amico.
Quando l’uomo cesserà di sognare
scrivendo, voglio rinascere:
come animale che più non spera,
né giace doloroso sul letto la sera,
ma cavalca felice silente luoghi
a me sì cari, le poesie dell’anima mia.
***