Questa volta mi occupo di un’ottima scrittrice, la bravissima Letizia Turrà, che negli anni ha già pubblicato cinque romanzi e con l’ultimo, che lei predilige, ha superato se stessa raggiungendo ottimi livelli di narrativa. Subito la parola all’intervista che mi ha concesso.
– Ciao Letizia, grazie per avermi concesso l’intervista. Subito due domande: perchè hai iniziato a scrivere e perchè continui ?
Innanzitutto grazie a te per lo spazio concesso ad un’autrice self emergente, seppure quest’anno avrò autopubblicato il mio quinto libro. Il motivo per il quale iniziai a scrivere parte da molto tempo prima che la mia penna incontrasse la carta, per poi prendere la decisione di estendere le mie parole aldilà di un diario. Scrivo infatti da quando ero poco più che adolescente, solo che il tutto si limitava a mini racconti. Un giorno ho pensato: “Perchè non tentare di scrivere qualcosa di più strutturato dei racconti brevi?” Così nel 2009, quando sono diventata madre, ho iniziato a scrivere un libro per mamme alle prime armi, e pochi mesi dopo un romanzo erotico. Da quel momento non mi sono più fermata.
Perchè non ho ancora intenzione di fermarmi? Non saprei. Credo sia per il fatto che voglio raccontare a qualcuno storie di speranza, augurandomi che le persone prendano coscienza appieno delle loro capacità. Inoltre desidero che rimanga qualcosa di me e del mio talento dopo la mia morte. Un pezzo permanente, in un’esistenza inpermanente.
– Ai giorni nostri ci sono tantissimi romanzi, forse troppi. Come pensi che questo influisca nella carriera degli autori emergenti?
Dire “troppi romanzi” sarebbe come dire anche “troppa musica”, “troppa arte”, troppo di troppo. Chi determina il quantitativo massimo di opere, di qualunque genere che un autore può donare, donando parte integrante di sé? Io direi che da una parte il discorso di essere così in tanti potrebbe essere invalidante, ma d’altro canto il mare è grande, ed è fatto perchè ogni pesce al suo interno vi sopravviva, per un lungo o per un breve termine. Non credo che la carriera di chi si autoproduce come me possa esserne stravolta. Ciascuno di noi è unico nel suo genere, e nel suo stile.
Più deludente è invece vedere esposti nelle librerie in prima fila, testi che non userei neppure per il mio camino, in quanto insulsi.
– Quali sono gli autori classici e contemporanei che più ammiri e dai quali trai spunto?
Calvino è stato come un padre per me. Un vero peccato non averlo potuto incontrare prima. Direi che i suoi libri sono stati un punto di partenza per quel suo modo “fiabesco” di trattare la narrativa. Onestamente leggo poco da tre anni a questa parte; ciò per il fatto che quando scrivo non amo avere interferenze di altri autori.
Amo molto Heinrich Böll (Opinioni di un clown è il mio libro preferito), mi piace la Austen. Non esiste in sostanza, oltre Calvino, qualcuno che mi piaccia più di lui.
– Quali sono gli ingredienti perfetti per un buon romanzo? E quali per il tuo romanzo meglio riuscito ?
Credo che ciò che ti permetta di restare a galla rispetto a molti altri, sia il potere di immedesimazione dei tuoi scritti. Quando un lettore legge, si aspetta che vi sia sempre un piccolo pezzetto che sembra stia parlando di lui. Un romanzo avvincente nella storia e scorrevole nella narrazione fanno un buon romanzo che “prende” il lettore, letteralmente, portandolo sulla tua dimensione, anche laddove sembra che il racconto sia inverosimile per alcuni aspetti. Il mio romanzo meglio riuscito? Sicuramente “Il posto più bello del mondo è da nessuna parte”, mi rappresenta completamente per tutti gli elementi sopraccitati.
– Secondo te il libro digitale è uguale al libro cartaceo, o nel formato ebook si perde qualcosa ?
Non esiste niente come il profumo e la sostanza della carta. Ecco perchè i miei libri sono reperibili anche in formato cartaceo. Io stessa non acquisto mai libri in formato e-book. Sono alla vecchia maniera, insomma.
– Se dovessi consigliare un tuo libro, quale consiglieresti e perchè ?
Consiglierei quello appena citato, “Il posto più bello del mondo è da nessuna parte”, perchè è un libro profondo, che tende a comunicare qualcosa di sempre più reale nella vita di ciascuno di noi: necessitiamo di essere amati per ciò che siamo, di essere riconosciuti in uno spazio che ci vede qui per poco tempo. Pensiamo di governare una vita che non ci appartiene, mentre è lei a governarci, spudoratamente. Per vivere bene, dobbiamo tentare di lasciare qualcosa di positivo dietro di noi, qualcosa che insegni ad un altro che quello che ci viene concesso è un dono, non un inganno.
– Grazie ancora e in bocca al lupo per tutto!
Grazie a te e ai lettori che mi seguono, siete nel mio cuore. Letizia T.
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