Un autore, importante, importantissimo, della letteratura italiana, come Luigi Pirandello, premio Nobel di livello eccelso, trattò qualcosa di simile al filo conduttore di questo libro che leggete, nella sua celebre opera “Uno, nessuno, centomila”.
Pirandello scrisse:
“Mi si fissò invece il pensiero ch’io non ero per gli altri quel che finora, dentro di me, m’ero figurato d’essere.”
“Non mi conoscevo affatto, non avevo per me alcuna realtà mia propria, ero in uno stato come di illusione continua, quasi fluido, malleabile; mi conoscevano gli altri, ciascuno a suo modo, secondo la realtà che m’avevano data.”
“Che colpa abbiamo, io e voi, se le parole, per sé, sono vuote? Vuote, caro mio. E voi le riempite del senso vostro, nel dirmele; e io nell’accoglierle, inevitabilmente, le riempio del senso mio. Abbiamo creduto d’intenderci, non ci siamo intesi affatto.”
e poi, perla assoluta:
Abbiamo tutti dentro un mondo di cose: ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch’io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sé, del mondo com’egli l’ha dentro?
Da una parte la solitudine, dall’altra la scoperta che nella visione del mondo, delle cose, delle parole c’è la prigionia dell’incomunicabilità: abbiamo visioni diverse delle stesse cose sulle quali pensiamo di intenderci, attribuiamo alla parola di oggi, il significato diverso che noi stessi ieri gli abbiamo dato, e dovremmo sapere che questo significato non è univoco, ma mediato dalle nostre convinzioni, dalle nostre opinioni, dalla psicologia del nostro animo, dalle nostre emozioni nel vivere questa parola, nel sentirla nostra o rifiutarla come nemica.
Abbiamo cioé, uno, nessuno, centomila modi di vivere il mondo, una varietà del sentire che ci rende atomi lontani dal prossimo che pur vorrebbe capirci.
Sono intuizioni, ragionamenti molto profondi, di chi comprende la distanza che alle volte separa le persone che parlano la stessa lingua, pur dando dei significati diversi ai fonemi che la compongono.
Pensate a un libro letto: chi ci vede la qualità, chi non lo comprende, che considera migliori alcune parti, chi toglierebbe volentieri un capitolo o due; ma il libro uno è, sono le nostre opinioni, le nostre visioni generali che ci fanno avere una visione del libro in sé infinitamente variegata, al punto che quel libro è uno, nessuno, centomila libri.