Ho estratto un capitolo dal mio libro “Dove sono i nostri sogni?”, la mia riflessione sui sogni che perdiamo crescendo, facendo esperienza. E’ un capitolo sulla sofferenza di perdere i sogni, sulla disillusione esistenziale. Eccolo:
Ryszard Kapu´sci´nski, giornalista citato da E.Borgna, scrisse: ” Il dolore è qualcosa che trattiamo come un male naturale, ammissibile, evidente: se una sega ci taglia un dito, è logico che la mano ci faccia male e non ci vediamo nulla di strano. Al dolore si perdona. Non così alla sofferenza. La sofferenza ci appare un’ingiustizia, una disgrazia, un torto immeritato: la nostra prima reazione alla sofferenza è di ribellione, di protesta. La sofferenza ci offende, anzi ci degrada”
Ecco leggevo le terribili parole di una persona che ha avuto un recente lutto: sono parole appunto di ribellione di protesta, per un così grande dolore. Ecco, perdere i sogni, essere tradito come amico, come compagno di vita, vedere svilito il nostro ideale di Stato ci offende in un modo che ci sembra irriguardo, spietato, troppo crudele e doloroso per non farci ribellare.
Nella protesta verso la sofferenza di questo tipo, ci vedo anche un moto di grandezza dell’animo. Uno di quei moti dell’anima che Giacomo Leopardi, il grande poeta, avrebbe visto come sintomo di un male più grande, il male di non sentire la Natura che soffre per i nostri affanni.
Pensiamoci…se la Natura volesse veramente bene all’umanità, l’avrebbe condannata a tutta questa sofferenza terrena ? Nella non definitiva soluzione a questo problema c’è tutta la protesta del nostro animo di fronte ai dolori della vita, alle delusioni, ai tradimenti, alle cose che ci sconvolgono a livello psichico.
La sofferenza per i sogni svaniti è la protesta contro il dolore dell’esistenza che si sente priva di senso, è la ribellione instintiva contro il non-sense del vivere e soffrire allo stesso tempo. Tutti avremmo voluto essere ancora nell’Eden, nel paradiso terrestre che ci accoglieva con i suoi frutti maturi.
L’uomo e la donna consapevoli e responsabili sanno di questo. Ma quando il dolore psichico chiama, ci togliamo di dosso gli abiti e i ruoli da adulti consapevoli e il nostro animo profondo, quello dei sogni, esce fuori a reclamare quella parte di vita che la vita stessa ci sta negando.
Insomma siamo adulti solo per acquisizione di ruoli: dentro siamo ancora i bambini che vorrebbero il sole che ride, la mamma che ci prepara la colazione contenta, i genitori che si amano felici e tutte queste belle cose che fanno il sarcasmo dei cinici e la nostalgia per un mondo perfetto che abbiamo sognato in qualche punto della nostra infanzia.
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