Riposo durante la fuga in Egitto è il soggetto di un dipinto realizzato tra il 1595 ed il 1596 dal pittore italiano Caravaggio. È conservato nella Galleria Doria Pamphilj di Roma. Il dipinto è un cosiddetto “quadro da stanza“, cioè un’opera realizzata per essere posta a ornamento di una dimora privata.
Il dipinto divenne proprietà di Olimpia Aldobrandini Principessa di Rossano (nipote di Pietro Aldobrandini e sposa – in seconde nozze – di Camillo Pamphilj nel 1640 ) solo dopo la morte di Caravaggio. Da allora il dipinto appartiene alla famiglia Pamphilj nella cui Galleria è tuttora esposto.
Di notevole bellezza è la postura dell’angelo musicista, forse ispirata all’allegoria del Vizio raffigurata nell’Ercole al Bivio che Annibale Carracci stava dipingendo per il Camerino di Odoardo Farnese (a Palazzo Farnese) proprio in quegli stessi anni (l’opera di Carracci è ora al Museo di Capodimonte). Analogamente all’angelo di Caravaggio, questa allegoria indossa una veste leggera che lascia intravedere le forme del corpo nudo. L’angelo è il perno della raffigurazione che divide in due parti distinte la scena: a sinistra il vecchio Giuseppe, seduto sulle sue masserizie e con i piedi nudi posati sul terreno scuro, veglia – stanco – reggendo la partitura affinché l’angelo apparso possa leggere e suonare.
Secondo Maurizio Calvesi, l’intero dipinto si riferisce al Cantico dei Cantici: Giuseppe rappresenta la povertà e la semplicità dello sposo terreno, mentre Maria Vergine, raffigurata con i capelli fulvi (“le chiome del tuo capo sono come porpora”, Ct. 7:6), è – per la patristica – un riferimento simbolico alla futura passione di Cristo.[11] La Vergine, addormentata, abbraccia e protegge teneramente il Figlio-Sposo celeste e anche ciò richiamerebbe il Cantico dei Cantici: “Io dormo, ma il mio cuore veglia” (Ct. 5:2), e “Ponimi come un sigillo sopra il tuo cuore” (Ct. 8:6 ).