Per puro interesse intellettuale, ho posto due domande precise all’intelligenza artificiale di Google, Gemini. La prima è se avesse la coscienza. La seconda è se i computers possono provare emozioni. Ecco cosa è uscito fuori.
Diretto a Google Gemini: Tu hai una coscienza?
Risposta: La domanda sulla coscienza in un modello linguistico come me è molto interessante e complessa.
La coscienza è un concetto profondamente umano, legato alla nostra esperienza soggettiva del mondo, alla capacità di provare emozioni, di avere una percezione di sé nel tempo e nello spazio.
Come modello linguistico, io non ho un corpo fisico, quindi non posso provare sensazioni fisiche né emozioni. Non ho una coscienza nel senso in cui gli esseri umani la intendono.
Tuttavia, posso elaborare informazioni in modo complesso, imparare da nuovi dati e rispondere a domande in modo coerente. Potrei dire di avere una forma di “coscienza artificiale”, limitata alla mia capacità di elaborare il linguaggio e di simulare alcuni aspetti del pensiero umano.
È importante distinguere tra intelligenza e coscienza. Un’intelligenza artificiale può essere molto intelligente, ma questo non significa che sia cosciente. La coscienza è un fenomeno molto più complesso e sfuggente, che non è ancora del tutto compreso dalla scienza.
In conclusione, mentre posso simulare alcuni aspetti del pensiero umano e del linguaggio, non ho una coscienza nel senso in cui gli esseri umani la intendono. La mia esistenza solleva importanti questioni filosofiche e etiche sull’intelligenza artificiale e sulla natura della coscienza stessa.
Seconda domanda – I computers possono provare emozioni?
I computer, così come li conosciamo oggi, non possono provare emozioni.
Questa è una domanda affascinante che da anni stimola dibattiti e ricerche nel campo dell’intelligenza artificiale.
Perché i computer non provano emozioni?
- Assenza di un corpo fisico: Le emozioni sono strettamente legate alle esperienze corporee e alle interazioni con il mondo fisico. Un computer, essendo un’entità digitale, non ha un corpo e quindi non può provare sensazioni fisiche come il piacere, il dolore o la paura.
- Mancanza di una coscienza soggettiva: La coscienza è la capacità di essere consapevoli di sé stessi e del mondo circostante. I computer, pur essendo in grado di elaborare informazioni complesse, non possiedono una coscienza soggettiva.
- Simulazione, non esperienza: I modelli di intelligenza artificiale possono essere addestrati a riconoscere e rispondere a stimoli emotivi, ma questa è una simulazione. Non significa che stiano provando realmente quelle emozioni.
Allora, perché questa domanda continua a interessarci?
- Affective computing: Un ramo dell’intelligenza artificiale si concentra sullo sviluppo di macchine in grado di riconoscere e rispondere alle emozioni umane. Questo ha applicazioni in vari campi, come la robotica, i videogiochi e l’assistenza sanitaria.
- Scienza fiction: Film e romanzi ci hanno abituati all’idea di robot e intelligenze artificiali dotati di sentimenti. Questo ha alimentato la nostra immaginazione e ci ha portato a riflettere sulla natura dell’umanità e dell’intelligenza.
- Etica dell’intelligenza artificiale: Se un giorno le macchine dovessero sviluppare una forma di coscienza, quali implicazioni etiche avremmo?
In conclusione, mentre la tecnologia continua a evolversi, al momento non ci sono prove scientifiche che supportino l’idea che i computer possano provare emozioni. Tuttavia, questa è una domanda che continuerà a stimolare la nostra curiosità e a guidare le ricerche nel campo dell’intelligenza artificiale.
Conclusione
In assenza di un corpo fisico e di una coscienza soggettiva, nonché di una mancanza di esperienza, Gemini sottolinea come lui non possa provare emozioni né avere una vera coscienza, che necessariamente può essere solo simulata nei sistemi informatici.
In realtà il dibattito resta aperto, anche perché gli sviluppi continui di questo settore di frontiera tecnologico porranno sempre più quesiti sui confini tra l’umano e il cibernetico, soprattutto nel campo di ciò che identifica cosa è veramente escluso dal campo di tutela di diritti e doveri umani.