Storia di un gatto a cui ho voluto bene. Quando la gente mi incontra, per la strada, e non sono impegnato in una conversazione, ho un atteggiamento solitamente chiuso, introverso, diffidente. Questo, per le mie espressioni ed azioni, può generare l’equivoco che io non sia affatto simpatico o peggio odiosamente misantropo.
In realtà è la mia timidezza che, per paura di sbagliare in qualcosa ed essere ferito nella mia estrema sensibilità, mi porta ad essere arroccato in una posizione di difesa ad oltranza, interrotta solo dal calore umano di una situazione in cui i miei simili mi sono più vicini. E non solo i miei simili.
Se la gente mi avesse per esempio visto essere affettuamente dolce con un gatto, di nome Briciola, gatto a cui ho voluto teneramente bene per tre lunghi anni, non mi avrebbe giudicato un duro, ma soltanto una persona tenera con una corazza necessaria in società.
Briciola era un gatto femmina, abbandonato nel cortile-giardino dalla padrona ceccanese, che iniziò a fare amicizia con la mia famiglia nella città di Ceccano, dove abitavo fino al 2011, dopo il trasloco da Roma del 2004.
Attratta inizialmente dal cibo che le davamo in abbondanza, non scarti della tavola ma cibo per gatti appositamente acquistato solo per lei, Briciola man mano fu ‘adottata’ da noi, in maniera naturale, spontanea, perché, molti di voi già lo sanno, è un’esperienza bellissima affezionarsi ad un gatto.
Questa gatta rossa giocava, ma aveva un carattere un poco ruvido, probabilmente per la sua vita di strada che non le consentiva di comportarsi come un cucciolotto viziato.
Noi eravamo con lei in una spiacevole situazione: dovevamo litigare per nutrirla ed ospitarla nella nostra casa con la sua padrona, che si arrogava il diritto di esserne ancora proprietaria ma non la nutriva in modo regolare, e la lasciava fuori casa la notte senza preoccuparsi della sua salute e delle intemperie.
Una voltà fummo minacciati: “se date da mangiare a Briciola io l’ammazzo !”. Che pena, che fastidio, sapere che questo povero gatto era considerato una proprietà ma senza diritti. Una persona veramente sensibile, secondo me, dovrebbe avere pietà delle bestiole, degli animali, non lo dico ingenuamente come fosse un dovere: in un animo non indurito, sentire e percepire come fratelli tutti gli essere viventi viene quasi naturale, e un gigante della storia, Gandhi, sosteneva che dal modo di trattare gli animali si metteva alla prova il grado di civiltà di una società.
Briciola è scomparsa nel 2010, non se ne conosce il motivo, se morte violenta o altro; fatto sta che il ricordo di tutto l’affetto che abbiamo provato per lei è stato un insegnamento a rispettare ancora di più gli altri esseri viventi, e anche se rimaniamo degli umani arrogantemente tesi a dominare il Creato, posso dire che un gatto del cuore è un’esperienza di vita che plasma il proprio animo ad essere più vivo, vitale, umano di prima.
Ciao Briciola, ovunque tu sia amica.
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