Quando un italiano si figura nella mente un analfabeta, pensa al classico gesto con cui un contadino meridionale degli inizi del Novecento appone la sua firma mediante un segno X su un documento. A questo stesso nostro concittadino mai verrebbe in mente che gli analfabeti, quelli assoluti descritti dall’immagine iniziale, sono molti, molti di più.
Infatti sono definibili come analfabeti funzionali anche coloro, che pur avendo imparato a leggere, scrivere, far di calcolo, sono incapaci di essere efficienti nel trattare informazioni scritte e anche di scriverne, riassumendole e traendone altre informazioni.
Gli analfabeti funzionali, nel nostro paese, sono tanti, troppi. Troppi per una nazione che pensava di aver sconfitto l’ignoranza basandosi solo sulla prima evidenza di questo scritto.
L’analfabeta funzionale non sa comprendere un contratto di assicurazione, non sa vedere le conseguenze che comportano le informazioni contenute in un articolo di quotidiano, non sa riempire un modulo di media complessità. Sa leggere, ma non sa comprendere. Sa scrivere, ma non potrebbe riassumere lo stesso articolo finito di leggere un minuto prima.
Le conseguenze ? In termini economici, terrificanti, per un Paese moderne. Alti costi, dovuti a fraintendimenti, tempo perso, incidenti, errori vari. Gli analfabeti d’Italia sono così tanti da costituire uno dei record dei Paesi sviluppati: secondo un rapporto di un organismo ONU, siamo i primi, in questo desolante primato, al 47% di analfabetismo funzionale, quando la Norvegia è al 9%.
In http://www.wired.it/play/cultura/2014/04/11/nuovi-analfabeti-usano-facebook-ma-non-sanno-interpretare-la-realta/ si parla della pochezza orientativa della cultura dell’analfabeta funzionale: abbiamo una persona che non sa andare oltre la propria esperienza diretta nel giudicare il pianeta e i suoi complessi rapporti tra fatti, realtà ed opinioni.
“la crisi economica è soltanto la diminuzione del suo potere d’acquisto, la guerra in Ucraina è un problema solo se aumenta il prezzo del gas, il taglio delle tasse è giusto anche se corrisponde ad un taglio dei servizi pubblici… e non è capace di costruire un’analisi che tenga conto anche delle conseguenze indirette, collettive, a lungo termine, lontane per spazio o per tempo.”
Chiudo con la brutalità degli ultimi dati (solitamente si apre con questi, ma l’analfabeta funzionale non noterebbe molte differenze in un ambiente scritto che non comprende).
“Si chiama analfabetismo funzionale, è descritto ufficialmente in diversi modi: “…coloro che non sanno utilizzare le abilità di base per potersi esprimere… Più brutalmente, non sono capaci di ragionare”. Purtoppo non è una fantasia, i recenti dati Ocse del rapporto “Skills outlook 2013” rilevano il 47% di italiani analfabeti funzionali, collocando l’Italia al primo posto in questa triste specialità. Infatti, i risultati dell’indagine PIAAC (Programme for the International Assessment of Adult Competencies) diffusi dall’ISFOL, piazzano il bel paese in fondo alla classifica, ultimo tra 24 paesi, per competenze in lettura e al penultimo posto sia per competenze in matematica che per capacità di risolvere problemi in ambienti ricchi di tecnologia.“ Citazione da http://www.dvclub.info/analfabetismo-funzionale-italia-al-primo-posto/
Concludo notando, con estrema freddezza che:
– I destini del nostro Paese sono affidati a parlamentari eletti con metodo democratico
– per l’elezione democratica, si votano candidati sulla base di programmi (quando si può, a parte Monti, Letta, Renzi a tutto il 2014).
– il 47% degli italiani non è in grado di comprendere bene i programmi dei candidati.
– I destini del nostro Paese sono in mano a degli ‘ignoranti’. Verrebbe da pensare che questo fatto è il vero motivo per cui non sempre viene concessa la possibilità di votare.
L’intero articolo, nella sua interezza, è scritto personale.